Da sempre il sale è stato uno degli elementi più rari e ricercati dell’Amazzonia; lungo le spiagge argillose dei suoi fiumi, non è difficile trovare veri e propri ‘prati’ di farfalle multicolori che, ammassate l’una accanto all’altra, fremono nella spasmodica ricerca delle preziose e microscopiche particelle. Per uccelli e mammiferi questa primaria necessità implica qualche problema in più; essi, infatti, non sono in grado di sfruttare questi ‘giacimenti’ perché i sali sono troppo scarsi e troppo poco concentrati per poter essere utilizzati con profitto, tuttavia in alcune zone molto particolari i preziosi elementi si fanno più consistenti; si tratta normalmente di depositi argillosi che l’azione dei fiumi o della pioggia porta a contatto con l’atmosfera e che, nell’Amazzonia ispanofona, vengono chiamati ‘Colpas’.
Famosissima è la cosiddetta Colpa de los Guacamayos, ovvero la ‘Colpa delle Are’ ubicata lungo il corso del Rio Tambopata, nel Parco Nazionale del Manu (Perù sud Orientale); qui centinaia di Are Macao si accalcano insieme a numerose specie aviarie per cibarsi di quell’argilla particolare. Il luogo è divenuto famoso per la grande quantità di pappagalli che lo frequentano, ma le specie animali che visitano la ‘Colpa’ sono assai più numerose. Le are ne costituiscono solo l’elemento più appariscente, soprattutto a causa dei bei colori e del carattere poco elusivo che le caratterizza; tapiri, pecari, formichieri, grossi roditori e felini di varie specie visitano di soppiatto questa e ad altre ‘Colpas’ perse nella foresta al solo scopo di mangiare la preziosa argilla.
Come per gli animali, la costante necessità di sali ha da sempre coinvolto anche gli umani; da millenni attraverso misteriose ed apparentemente invisibili rotte commerciali, essi hanno provveduto a scambiare piume, pellicce, frutta ed animali selvatici con i prodotti delle montagne, tra i quali, in primo luogo, proprio il sale. Ma la risposta dell’uomo a questa vitale necessità è stata quanto mai varia; alcune popolazioni ad esempio hanno imparato a distinguere, ad estrarre ed a nutrirsi di quelle stesse tipologie di argilla appetite dagli animali di cui sopra.
Tra i molti casi menzionati, il più noto e studiato è quello dei Lamas o lamistas; un’antica popolazione che la tradizione vuole essersi formata dalla fusione della tribù amazzonica dei Capanahua e quella andina dei chancas che, inseguita dall’esercito inca un centinaio d’anni prima dell’arrivo degli europei, si rifugiò nelle umide selve amazzoniche. Robusti, di carnagione chiara e statura elevata (soprattutto rispetto alla media amazzonica), i Lamas abitano la regione dell’alto Huallaga e continuano a coltivare con grande perseveranza e tenacia le antiche tradizioni, evitando i matrimoni misti ed abitando in villaggi o anche in quartieri urbanizzati a loro riservati; nel passato erano abilissimi produttori di archi e dardi avvelenati, in seguito divennero anche portatori molto apprezzati.
L’uso di mangiare la terra presso questa gente è ancora molto diffuso; nel passato i primi europei insinuarono che questa abitudine fosse da identificarsi come una delle principali cause di morte, le autorità religiose e civili punirono severamente quello che veniva considerato un vizio orribile ed insensato con la fustigazione. Fu il Dr Pedro Weiss che, per la prima volta, nel 1950 iniziò ad ipotizzare come l’assunzione di argilla potesse dare un utile apporto in sali minerali, ferro, calcio e magnesio alla povera dieta di queste popolazioni. Weiss ne ipotizzò anche un’azione topica ed assorbente nei confronti dei loro intestini, irritati dalla presenza di parassiti e dall’impiego costante di peperoncino ed alcohol …analisi chimiche sucessive hanno in gran parte confermato le ipotesi di Weiss.
In ogni caso l’argilla da loro utilizzata a fini commestibili ha una consistenza del tutto particolare, oleosa al tatto e molto plastica viene diluita in acqua spesso con sostanze di origine vegetale ed assunta come bevanda o tisana, altre volte viene spalmata sulle patate o sulla yucca bollita come fosse una salsa, oppure cucinata in vari modi insieme ad altri alimenti animali e vegetali, una cosa è certa la passione per questa argilla supera di molto quella per gli alcolici. Farà strano a molti ricordare come nel passato una simile abitudine fosse diffusa anche in alcune zone dell’antica Grecia; nei mercati di Samos, Chios e persino Cipro si vendevano piccoli pani di argilla destinati al consumo umano.